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Luca Serianni

Dante e l'italiano di oggi

Qual è il rapporto tra la lingua della Commedia e l'italiano di oggi? Accanto a evidenti segni di discontinuità, in parte legati all'irripetibile invenzione dantesca, colpiscono alcuni elementi che permettono al parlante italofono di oggi di avvertire quella dell'Alighieri come la sua stessa lingua. L'intervento si soffermerà su questi aspetti, dedicando particolare attenzione al lessico e alla sua stratificazione stilistica nelle tre cantiche.

Luca Serianni è professore emerito di Storia della lingua italiana nell'Università di Roma "La Sapienza". Dottore h.c. nelle università di Valladolid (2002) e Atene (2019) e socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, della Crusca e dell'Accademia delle Scienze. L'ultimo libro (settembre 2021) è Parola di Dante, Bologna, Il Mulino.

Emanuel Brito

Tradurre la Commedia

Non c'è dubbio che il contenuto semantico di un testo è più che importante per la sua permanenza all'interno di una tradizione letteraria. Tuttavia, quando si tratta di un testo la cui permanenza è dovuta anche allo stile di scrittura, ottimizzato e potenziato dall'autore con obiettivi artistici, questo secondo punto non può essere dissociato dal primo e visto come minore da chi si propone a tradurre tale testo. C'è il dovere di ricostruire poeticamente ciò che è stato fatto poeticamente, poiché ciò che è essenziale in un'opera letteraria non è solo dell'ordine dell'informazione. Questa è la visione che guida il nuovo progetto di traduzione della Commedia di Dante (svolto da me, Maurício Santana Dias e Pedro Falleiros Heise), di cui mi occuperò in questa presentazione a partire dalla discussione di alcuni esempi della nostra traduzione del poema.

Emanuel França de Brito è docente di letteratura italiana all'Universidade Federal Fluminense. Dedica la sua ricerca accademica ad autori del XIII, XIV e XV secolo, con particolare attenzione all'opera di Dante Alighieri.

Francisco Calvo del Olmo

Por que ler hoje De Vulgari Eloquentia?

De Vulgari Eloquentia, que traduzimos como Sobre a eloquência em língua vulgar, é um tratado em latim redigido pelo famoso autor de A Divina Comédia nos primeiros anos do século XIII. Aqui lançamos como questão a pertinência que esse tratado tem para os estudos da linguagem no século XXI e, mais especificamente, para o panorama acadêmico brasileiro. Cabe dizer que De Vulgari Eloquentia traz uma série de potencialidades tanto na área dos estudos linguísticos, sobretudo no primeiro livro, quanto na dos estudos literários, principalmente no segundo livro dedicado à métrica e à teoria da incipiente tradição poética. Questões que seriam abordadas metodicamente pela linguística do século XX aparecem prefiguradas por Dante, formuladas, é claro, desde o pensamento humanista tardo-medieval e desde a teologia cristã, de raiz platônica. Assim o autor florentino tenta explicar a origem das línguas, a diversidade linguística, a separação e diglossia entre língua escrita (o latim, que ele chama de "gramática") e língua falada (a língua materna, vernácula), a dupla articulação do signo linguístico e a variação diacrônica, diatópica e diastrática. Além disso, aborda a padronização e a reificação de determinada variedade e a inteligibilidade ou intercompreensão entre falantes de variedades próximas. Na atualidade, todas estas questões permeiam a reflexão linguística nos cursos de graduação e pós-graduação em ciências da linguagem de nossas universidades e fazem de De Vulgari Eloquentia uma leitura necessária e pertinente, verdadeira fonte de consulta para nossas pesquisas.

Francisco Calvo del Olmo é doutor em Estudos da Tradução pela Universidade Federal de Santa Catarina e atua como Professor Adjunto no Departamento de Letras Estrangeiras Modernas da Universidade Federal do Paraná, onde orienta pesquisas de mestrado e doutorado junto ao Programa de Pós-graduação em Letras. Entre 2018 e 2019 fez estágio de pós-doutorado no Laboratório Lidilem da Universidade Grenoble-Alpes graças a uma bolsa do programa Capes-Cofecub, projeto DiproLing, e, em coautoria com Pierre Escudé, publicou Intercompreensão: a chave para as línguas, como resultado daquela pesquisa. Junto a Marcos Bagno, lidera o grupo de pesquisa em Intercompreensão, Didática do Plurilinguismo e Políticas de Línguas - FLORES.

Eduardo Sterzi

As partes e o todo: relações entre as traduções parciais e integrais de Dante no Brasil

Revisitando a história das traduções de Dante para o português do Brasil, desde as primeiras ocorrências no século XIX, é fácil perceber que uma constante são as relações estabelecidas entre traduções parciais e integrais ― as primeiras servindo muitas vezes de estímulo ou mesmo de fonte para as segundas. Examinaremos aqui alguns exemplos dessa interação sempre complexa, que muitas vezes chega aos limites do plágio, entre diferentes tentativas de recriar os textos dantescos. Apresentaremos a hipótese de que, mais do que pensar tais esforços isoladamente, talvez seja o caso de pensá-los como uma espécie de trabalho coletivo inevitavelmente disperso, por meio do qual talvez se revele, justamente no que esse trabalho tem de problemático, a própria ideia da literatura como realização textual da impossibilidade de escolher entre corpus e disjecta membra, entre o todo e as partes.

Eduardo Sterzi é, desde 2012, professor de Teoria Literária na Unicamp. Sua tese de doutorado, defendida em 2006, aborda a Vita Nova e a origem da lírica moderna. É autor de Por que ler Dante (2008), assim como de outros livros de estudos literários e de poesia. Pesquisa, entre outros temas, o tópos da terra devastada na poesia medieval, moderna e contemporânea.

Marilena Delli Umuhoza

Marilena Delli Umuhoza ha un Master in Lingue e Letterature straniere per la Comunicazione Internazionale e ha studiato cinema alla UCLA di Los Angeles. Madre dal Rwanda, padre di Bergamo, ha firmato due libri sul razzismo in Italia e conduce due programmi radiofonici dedicati alle eccellenze italiane di origine straniera. Fotografa e regista, ha lavorato col produttore americano Ian Brennan a oltre 30 album di artisti da tutto il mondo, ottenendo riconoscimenti internazionali tra cui un Grammy e risvegliando l'attenzione dei mass media sul tema del razzismo e della diversità nel mondo della musica e della letteratura. I suoi lavori sono stati pubblicati su testate e emittenti internazionali come il New York Times, The Guardian, Al Jazeera, CNN e BBC. L'autrice parlerà del suo romanzo "Negretta, baci razzisti" (Red Star Press, 2020).

Oiza Queens Day Obasuyi

Oiza Queens Day Obasuyi: nata e cresciuta ad Ancona. Ha una laurea magistrale in International Relations (Università degli Studi di Macerata) e ha collaborato con diverse testate giornalistiche online come The Vision e Internazionale. Attualmente lavora come ricercatrice junior su diritti umani e migrazioni per la CILD (Coalizione Italiana Libertà e diritti Civili). È autrice del libro "Corpi Estranei", edito da People (2020), di cui parlerà al congresso.

Ubah Cristina Ali Farah

Ubah Cristina Ali Farah: Scrittrice e poetessa di padre somalo e madre italiana, è nata a Verona e cresciuta a Mogadiscio dall'età di tre anni fino al 1991, quando, a seguito allo scoppio della guerra civile in Somalia, si è trasferita all'inizio in Ungheria e poi in Italia. Il suo primo racconto, "Interamente", è apparso nel 2003 su «El Ghibli», prima rivista italiana dedicata alla letteratura della migrazione e della diaspora. Ali Farah collabora con varie testate, tra cui Internazionale, La Repubblica», Giudizio Universale. Il suo romanzo d'esordio, Madre piccola (Frassinelli), sviluppato da un racconto vincitore del concorso Lingua madre al Salone Internazionale di Torino, si è aggiudicato nel 2008 il premio Elio Vittorini. Nel 2021 ha pubblicato il suo nuovo libro: Le stazioni della luna.

Paola Ureni

Dante e la medicina medievale, fra etica e politica

La presenza del sapere medico nell'opera di Dante non si esaurisce nei riferimenti più espliciti, né il suo significato in una semplice addizione alle conoscenze filosofiche e scientifiche del poeta. La scienza medica concorre alla comprensione di concetti fondamentali del pensiero e dunque della scrittura del poeta, secondo legami e corrispondenze con le altre forme del sapere medievale. Questo intervento esamina quindi la medicina in relazione a altri aspetti del dibattito intellettuale del tempo – come il pensiero politico – connessi e partecipi della creazione poetica dantesca. La nozione scientifica di hegemonikón – l'organo egemone che domina e regola la dimensione plurale dell'essere umano e che Aristotele identificava col cuore e Galeno col cervello – stimola rispondenze con l'idea dantesca del monarca quale guida politica necessaria all'attualizzazione dell'intelletto possibile, dunque alla felicità della universitas hominum. Parallelamente, un principio armonico informa la nozione medica di complessione equilibrata e il pensiero politico di Dante, con particolare riferimento alla Monarchia, attraverso l'idea di concordia. L'armonia sottesa alla nozione di complessione, inoltre, si estende oltre la dimensione fisica sul filo della corrispondenza con l'idea di equilibrio che presiede alla scelta etica, dove la sfera sensitiva (dunque le passioni) interagisce con la misura razionale: intersezioni fra etica e medicina emergono in dialogo col pensiero platonico e con quello aristotelico. In tal senso un nodo di relazioni include l'aspetto fisico, etico e intellettuale dell'individuo, e apre nuove prospettive di lettura dell'opera dantesca.

Paola Ureni è professore associato di letteratura italiana medievale alla City University of New York (The College of Staten Island e The Graduate Center). Ha ricevuto il suo Ph.D. in Italian Studies alla New York University. I suoi principali campi di interesse sono Dante, la medicina e la filosofia medievali. Le sue pubblicazioni esplorano le relazioni fra Dante, scienza medica e teologia, e sta al momento lavorando su un libro dal titolo provvisorio Dante and Medieval Medicine: A Possible Galenic Presence. I suoi più recenti contributi includono "Dal cuore al cervello, le oscillazioni dell'ἡγεμονικόν (hegemonikón) in Dante", in "Italian Quarterly", Fall 2019.

Doris Cavallari

Para onde nos conduz a viagem de Dante?

A Itália e sua língua nacional devem muito ao ato revolucionário de um poeta que se atreveu a romper as barreiras do mundo conhecido e adentrar, em primeira pessoa, nos mistérios da outra vida, aquele "al di là" esperado, desconhecido e temido, partindo da tradição (Virgilio) para chegar à "vida nova", onde a matéria se faz luz. Em sua jornada, o poeta peregrino passa pelo Inferno, onde antigas criaturas monstruosas e ferozes punem as paixões e as ilusões de soberba, posse, avidez; pelo Purgatório, o mundo do meio que é também meio de libertação das ilusões, reino em que a melancolia se irmana à esperança; ao final dele, o poeta alcança o Paraíso terrestre, pois seu arbítrio é "libero, dritto e sano" e lhe permite ascender ao Paraíso, o reino em que o "ben dell'intelletto" e a contemplação conjungem-se à crescente lucidez, em que a comunhão com o divino se torna real. Ao final de sua busca o "ser com Deus" faz com que o desejo humano seja preenchido de divindade ("il mio disio e il velle, / sì come rota ch'igualmente è mossa, / l'Amor che move il sole e l'altre stelle"). Ao chegar ao "ponto final", Dante parece esclarecer as dúvidas e temores dos homens de seu tempo, sigilando finalmente as portas do mundo antigo e suas formas de representação, para abrir as portas do Humanismo, o tempo do indivíduo em diálogo constante com sua obra e seu leitor.

Doris Nátia Cavallari é professora permanente sênior junto ao Programa de Língua, Literatura e Cultura Italianas. Livre-docente pela Faculdade de Filosofia, Letras e Ciências Humanas da Universidade de São Paulo, onde realizou Bacharelado em Letras, Português-Italiano e também seu Mestrado. É doutora em Letras (Teoria Literária e Literatura Comparada) pela Universidade Estadual Paulista Júlio de Mesquita Filho (2000). Realizou pós-doutorado junto à Università degli Studi G. D'Annunzio Chieti-Pescara. Seus estudos acadêmicos concentram-se especialmente na obra de Ignazio Silone. A professora é também estudiosa dos seguintes autores: Nicola Chiaromonte (ensaísta), Dante Alighieri, G. Boccaccio, L. Pulci, M.M. Boiardo e Ludovico Ariosto.

Yuri Brunello

Sul Dante di Pasolini

Nel corso della sua attività di scrittore, Pasolini ha sempre guardato a Dante come a un modello di illimitata creatività. Dante, per Pasolini, costituisce un poeta da cui attingere su differenti piani: quello linguistico, quello filosofico e quello stilistico. In un primo tempo, per Pasolini l'esempio di Dante è fondamentale, perché si propone come un paradigma da riscattare in virtù delle sue potenzialità espressive. In una fase più tarda della propria riflessione sulla letteratura Pasolini guarda a Dante come ad un autore profetico e teso a esaltare nella letteratura il valore di "verità". Pasolini resta affascinato dalla ricchezza della "lettera" della Divina Commedia, anche perché non gli sfugge lo spessore popolare della visione dantesca, la cui ricchezza non manca di ispirare a Pasolini un'identificazione tra il mondo di Dante e la realtà dell'Italia degli anni Sessanta e Settanta. Invenzioni linguistiche, densità filosofica e realismo si intrecciano tanto in Dante quanto in Pasolini. Vedremo in che modo quest'ultimo sia appropria, nei suoi testi letterari, di diverse soluzioni dantesche. Analizzeremo sia il modo in cui Pasolini richiama la Divina Commedia nei suoi poemi, nei suoi racconti e nei suoi romanzi sia la maniera in cui Pasolini interpreta, da critico letterario, i testi danteschi.

Yuri Brunello insegna Letteratura italiana all'Universidade Federal do Ceará ed è docente permanente del Programa de Pós-Graduação em Letras della stessa università. Ha studiato Literary Criticism alla Notre Dame University ed è stato visiting scholar alla Stanford University. Attualmente i suoi campi di interesse sono lo studio di Dante, la letteratura barocca latino-americana e la teoria letteraria. È autore del libro Nelson Rodrigues pirandelliano (2016). È stato collaboratore del Dizionario gramsciano (Roma, Carocci, 2009), codirige la rivista "Entrelaces".

Andrea Lombardi

Por uma poética da transgressão: uma leitura de Dante

A base da literatura italiana é formada indiscutivelmente pela obra de Dante. Entretanto, é impossível falar dessa obra sem tratar de suas inovações poéticas e das de seus contemporâneos. Pois Dante influencia e permeia a obra dos escritores de seu tempo e a dos escritores imediatamente posteriores a ele, sobretudo a de Petrarca e Boccaccio. Além disso, é problemático, anacrônico, por assim dizer, considerar Dante como escritor italiano: Estaria essa identidade italiana ligada à fundação do estado nacional italiano, em 1860, ou seria esse elemento distintivo italiano algo historicamente mais amplo, um legado cultural que remontaria ao império romano? Por outras vias não seria essa identidade italiana, em sentido lato, uma expressão política ou resultado da expansão da economia precapitalista, graças ao grande desenvolvimento da produção manufatureira, a qual permitiu uma enorme expansão mundial da economia e da cultura europeias? Todas as alternativas são válidas. Cada perspectiva de leitura da obra de Dante é possível. Assim, considerá-lo um escritor florentino, como Maquiavel – dois séculos depois – viria a fazer, num texto polêmico, pode ajudar a explicitar alguns aspectos da contribuição dantesca, sua poética singular, suas escolhas linguísticas e a língua em que escolheu escrever – uma poética que pode ser definida como fundamentalmente transgressiva. Ora, Dante sentiu a necessidade de transgredir as regras da língua e da cultura de seu tempo para afirmar sua própria visão da tradição literária e cultural. A heresia dantesca não consistiu sobretudo em condenar um papa ao Inferno, mas em considerar possível usar vocabulário chulo num texto repleto de neologismos.

Andrea Lombardi: nasceu na Itália e formou-se em Música no conservatório San Pietro a Maiella de Nápoles (1968) e em Letras na Universidade de Roma "La Sapienza" (1975). Foi leitor do Ministério das Relações Exteriores da Itália em Porto Alegre (junto à UFRGS -1983-85) e em São Paulo (FFLCH-USP – 1989-1990), onde atuou como professor de Língua e Literatura Italiana até 2005. Desde 2005, é docente de Língua e Literatura italiana na UFRJ. Entre suas publicações, destacam-se a organização e o posfácio de Pedra e luz na poesia de Dante (Rio de Janeiro, Imago, 1996), o artigo "Il diavolo in corpo. Una lettura del Decameron di Giovanni Boccaccio." Alea, 14 (2), 2012 e, mais recentemente, a organização, tradução e notas da antologia Traduzione, transcriazione. Saggi di Haroldo de Campos, em colaboração com Gaetano D´Itria (Salerno, Oedipus, FBN, 2016).